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domenica, gennaio 28, 2007

Le ultime novità sul P2P - P2P News 2007



Informatica

Il Peer to peer: è un problema reale o solo uno specchietto per le allodole?

La cassazione sentenzia:non è reato scambiarsi file se non vi è scopo di lucro.

La sentenza 149 della cassazione, redatta dal cosigliere Alfredo Maria Lombardi pochi giorni fa, oltre ad assolvere due ragazzi torinesi per assenza di reato, farà parlare molto di se. Ha infatti sancito che non è illegale scaricare e scambiarsi file in internet, il cosiddetto “peer to peer” (p2p, N.d.R.) se tale azione non comporta lucro tra le due parti che compiono tale azione, anche in caso di files protetti da diritto di autore.

Finalmente un po’ di aria fresca in un periodo nero per l’utenza di internet, vessata da ogni parte, a partire dai provider che bloccano la quantità di “traffico”(in queso caso programmi e simili) scaricabili dai server, fino al blocco totale da parte delle autorità di alcuni famosi programmi di scambio files come Winmx, utilizzabili ora solo con l’installazione di un debito patch (mini programma aggiuntivo volto a correggere alcuni file di sistema dei programmi ai quali sono rivolti).

Bisogna parlar chiaro, il valore di un CD o di un DVD acquistato in negozio è sicuramente superiore, e quando si comprano un CD od un DVD pirata (attenzione è illegale!!!)la qualità è veramente l’ultima cosa che si acquista con essi, ma vogliamo mettere la rapidità ed il costo zero garantiti da un donwload p2p anche se di qualità non sempre eccelsa?

E’ doveroso sottolineare però che da alcuni siti specializzati come Messaggerie Musicali o Alice, (e questo solo per citarne due tra i più importanti) è possibile scaricare, previo piccolo pagamento, files musicali e film. E questo fa scaturire un ulteriore domanda: se scaricando un album musicale da questi siti gestiti dalle case discografiche il costo massimo di quest’ultimo si aggira intorno ai 12-13 euro, scaricamento di copertina compreso, perchè nella distribuzione al dettaglio il prezzo raddoppia?I Dvd sono un discorso a parte, in quel caso i prezzi quasi triplicano.

Possibile che un supporto digitale (CD o DVD che sia, che al massimo, sfuso e vergine costa 1,50 euro) e un incellofanatura (poiché i diritti Siae nello scaricamento “legalizzato”sono rispettati), vengano a costarci più di dieci euro in più, se l’acquisto viene effettuato al dettaglio in un negozio?

Domanda retorica, la risposta è di facile deduzione:in qualche punto della catena di produzione del prodotto cinematografico o musicale, qualcosa non segue il giusto iter e si trasforma in un buco nero che prosciuga i nostri soldi.

Spesso gli stessi autori di brani per venire incontro ai propri fan hanno messo in vendita i propri singoli solo sul web e la risposta, di massa e positiva, non si è mai fatta attendere. Ne la vendita di biglietti di concerti è nel tempo calata, anzi se possibile è l’unico ambito della sfera musicale le quali quotazioni tendono al rialzo.

Il reale problema, se ci si riflette, non è quindi la rete di internet e stabilire la presunta o meno legalità del “peer to peer” (processo che rimane alquanto controverso ) del quale la sentenza 149 è solo un primo piccolo passo, ma lo sperpero economico che caratterizza la vendita al dettaglio che molti cittadini per vari motivi, sia di carattere sociale che economico, non sono in grado di affrontare.

Bisogna quindi trovare una soluzione che consenta all’utente finale di usufruire di un prodotto al dettaglio dal giusto prezzo e che risolva la crisi economica spesso lamentata dalle case discografiche: risoluzione che solo queste ultime sono in grado di poter trovare.

Meno lacrime di coccodrillo e più azione: solo così entrambe le parti potranno essere soddisfatte ed il p2p non rappresentare più un problema.